MILENA MAESANI

SIAMO TUTTI LEGATI DA UN UNICO FILO

Laureata presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, iscritta all’Ordine Nazionale dei Restauratori. Titolare dello Studio Maesani. Professionista polivalente con rara sensibilità, spazia dal restauro, alla ristrutturazione, all’alta decorazione e al relooking di ambienti pubblici e privati. Eclettica, brillante, curiosa, alla continua ricerca della materia.

 

Milena, quali sono le città che hai nel cuore? Perchè?

Fin da piccola sono stata abituata a viaggiare in aereo Milano/Sofia. Dall’ età di 5/6 anni i miei genitori (e li ringrazierò sempre per questo) mi mandavano da sola (cartellino al collo) a Sofia a casa dei miei nonni materni. Possiamo dire dai  miei grandma e grandpa, in inglese rende meglio l’idea, grande madre e grande padre e non semplicemente nonni.

 

 

Sono loro che mi hanno dato l‘amore che oggi nutro per l’arte e per la musica la letteratura. Tutto questo è successo vivendo Sofia a 360 gradi per 3 mesi l’anno, con mio nonno Spiridon Tzetkov (Diado Spiro) e mia nonna Mariika  Bungiolova (baba Mice).

Nonno lavorava nel settore amministrativo come commercialista per il “CONI” Zentralen savet BSFSport (sportnata palata) del palazzo di Giustizia di Sofia “sadebnata palata” e per il “Touring Club “ centrale di Sofia. Era un appassionato podista, la mattina presto mi portava a correre nei boschi del parco di Boris (Borisovata gradina) un posto meraviglioso a 50 metri da casa nostra, e a vedere gli allenamenti delle campionesse di ginnastica ritmica e artistica ai palazzi sportivi.

Mia nonna mi portava nei suoi uffici in pieno centro dove svolgeva il lavoro amministrativo per due case editrici “Nauca e iskustvo” (scienza e arte) e “Nauka e Kultura” (scienza e cultura), di fronte alla Chiesa Russa vicino alla National Art Gallery. Passavo intere mattinate contornata da colonne di libri e grazie al suo amore per la cultura mi portava spesso a concerti, a vedere l’opera e spettacoli teatrali.

Mio zio, il  fratello di mia madre, è stato un professore universitario di matematica, decisamente un uomo in quadro ma, con un cuore enorme e morbido …  sono come una figlia per lui. Un altro zio Georghi Toshev, chiamato Beni, era un grafico impiegato nel mondo dell’arte, è stato il curatore della Galleria D’Arte della citta di Sofia (Sofiiska gradtza xudoscestvena galeria), e della Galleria dell’arte nel mondo (galeria sa ciusdestranni iskustva). Lui stesso artista, spesso mi illustrava mostre d’arte contemporanea. Gli artisti bulgari hanno un espressività unica, forte e autentica. Questa era l’aria che respiravo.

Sofia è la città che ho nel cuore. Sempre alla ricerca di cambiamenti. Pur non vivendola oggi, con la stessa frequenza di un tempo, nel mio cuore e nella mia mente è al primo posto. Come potrei non amarla, interamente, con le sue peculiarità e le sue contraddizioni.

 

Come è nata la tua passione per il restauro?

Ho nutrito da sempre una passione per il disegno, mi sono ispirata in primis a disegni architettonici, intesi come elementi di cattedrali in contrapposizione al disegno delle mani e degli alberi. Ho sempre tenuto tra le mani una matita o una penna, quello che capitava.

Dico sempre che non è il mezzo che crea l’ opera, se hai dentro un emozione, è lei stessa a manifestarsi. La mia passione per il restauro è stata una conseguenza dettata dalla “ragione”. Con il supporto dei miei genitori ho avuto la possibilità di frequentare l’Accademia di restauro Aldo Galli di Como. Ma durante gli anni di studio il preside, mi suggerì e desiderò che proseguissi la mia carriere “artistica” da professionista, come pura pittrice, a suo avviso avevo qualcosa da dire. In coscienza , non mi sentivo pronta e desideravo mettere a frutto il percorso dettato dai miei studi.

Il mio pensiero e naturalmente, la mia fonte di ispirazione,  è poter preservare (finche ne ho forza) ciò che altri hanno creato prima di me.

 

Quando restauri e lavori per conservare un bene,  non si tratta solo di un intervento di puro tecnicismo, quale deve anche essere ma, si genera una fusione tra me e l’opera stessa,  un inevitabile intrinseca comprensione di essa. In parole semplici: assorbo, acquisisco e faccio mie energie che si trasmettono, passano e si trasformano, tutto  questo mi arricchisce e crea scambio. Tra qualche anno ricomincerò a esprimermi con delle mie opere.

 

Cosa ti hanno donato le tue radici miste ?

L’essere nata da un’unione tra due realtà differenti, seppur sempre Europee, mi ha donato la possibilità di avere sempre un “rifugio”. Come lo si può spiegare?

Mi basta chiudere gli occhi per respirare la mia infanzia vissuta cosi intensamente: vivo Sofia pensando di volare a comprarmi una “baniza” con “bosa o di andare per i boschi di “Vitoscia” fino a raggiungere “cerni Vrx” e  bere il the più buono del mondo (del mio mondo).

Ogni mio ricordo ha un forte senso di appartenenza, lo stesso che poi mi porta a tornare in Italia, arrivare a casa e potermi mangiare un meraviglio piatto di spaghetti al pomodoro e basilico accompagnato da buon bicchiere di vino e riconoscere e godere i tipici odori e i colori di questo meraviglioso paese.

Sono tutte queste le sensazioni che sento costantemente il bisogno di ritrovare. Inoltre la possibilità di conoscere due lingue, cosi profondamente diverse, mi permette di trovare le giuste sfumature di un  pensiero. Spesso lo stesso concetto espresso in una lingua piuttosto che nell’ altra ha più forza e veridicità.

 

Stiamo vivendo un momento difficile. Cosa voresti dire a tutti, bulgari e italiani?

Posso dire questo: dobbiamo comprendere la difficoltà di questo momento e non sottovalutare la situazione e soprattutto, non essere superficiali, rispettiamoci. Pensieri semplici, non credo di poter parlare di assolutismi perché ogni situazione, ogni realtà famigliare è a sé.

 

Secondo te, come cambierà il mondo dopo la pandemia e cosa ci insegnerà?

Fermo restando che sappiamo benissimo che l’uomo (inteso come essere umano) non ha mai imparato dai propri errori, mi auguro comunque che si rigeneri e si generi un sentimento che per alcuni di noi è latente.

Parlo del desiderio di voler conoscere il prossimo ma,  non in superficie.

Inteso come curiosità e capacità di iniziare a porsi eventuali domande.

Non dobbiamo conoscerci tutti  ma, se incrociamo la vita di qualcuno dovremmo capirne il motivo.

Siamo tutti legati da un unico filo. C’è un equilibrio assoluto sopra tutto e forse dovremmo tenerne conto.

 

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